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Bardello si trova nella parte più settentrionale del Lago di
Varese, dove le sue acque accolgono quelle del fiume Bardello.
Ma il paese si trova anche a due passi dal piccolo Lago di Biandronno e
a qualche chilometro dal Lago Maggiore, e così questa quantità
di acque fa del paese anche un bel centro balneare.
L’origine del nome Bardello pare essere di origine celtica.
Luigi Brambilla infatti afferma che il toponimo deriva da bar (monte) e
del (piccolo), riferendosi probabilmente alla collinetta su cui sorge la
chiesa. Di parere dissimile è Dante Olivieri, autore del Dizionario
di toponomastica lombarda, secondo il quale Bardello origina dal nome proprio
Bardo.
Le risorse idriche locali sono state le protagoniste della genesi
di Bardello, che si ebbe lunghissimo tempo fa.
I primi insediamenti avvennero nella preistoria, per la precisione
nel Neolitico inferiore, ovvero la nuova età della pietra,
dalla seconda metà del V millennio a.C. fino all’ultima parte
dell’età del Bronzo (1200–900 a.C.).
A testimonianza delle prime abitazioni umane e dei primi sfruttamenti delle risorse idriche sta una grande palafitta ritrovata nel 1870 da Benesperando Quaglia, un notaio locale che si adoprò immantinente per allestire nella sua casa, chiamata il palazet, un piccolo museo contenente tutti i reperti archeologici ritrovati.
Su queste terre giunsero i Liguri, allogatisi nelle Prealpi attorno all’anno
1000 a.C, a cui seguirono i Celti e poi i Romani.
A questi ultimi si devono le origini dell’idioma locale, infatti il
dialetto di Bardello origina dal latino, secondo quanto dimostra Federica
Lucchini nel suo libro Bardello: dalle palafitte al 1899, in cui mostra
una tabella di confronto tra i termini latini e il dialetto del borgo.
Purtroppo però le uniche testimonianze del periodo romano rimangono
di natura orale, visto che non sono state ritrovate tracce archeologiche.
Del passaggio dei Longobardi non rimasero segni, a differenza di quanto
avvenne per i paesi limitrofi.
Il paese viene citato nel Codex Diplomaticus Longobardiae del 712, anche
se in realtà, successivamente, gli storici hanno dimostrato la falsità
di questo documento.
Notizie storiche sul paese si devono anche ad alcune note lasciate ai posteri dal parroco Bernardinus Bexutius, che segnala, nel periodo tra il 1572 e il 1579, l’esistenza di centotrentadue abitanti tra i quali, egli afferma, non vi sono né concubini né usurai. In proposito dell’aspetto ecclesiastico, Bardello rientrò prima nella pieve di Brebbia fino al tempo San Carlo, il quale poi trasferì la sede pievana a Besozzo.
In quel periodo la maggior parte delle abitazioni e dei terreni apparteneva alla famiglia Besozzi, mentre il resto della popolazione, quasi tutti contadini, vivevano la loro vita, similmente agli altri abitanti del Varesotto, in un’alternanza di periodi grassi e magri, determinati principalmente dai raccolti ottenuti, questi a loro volta influenzati dalle condizioni atmosferiche.
Su altri documenti storici sono annotati eventi di tipo religioso, come la prima visita pastorale, avvenuta nella parrocchia di Santo Stefano di Bardello e condotta il 30 settembre 1567 dall’arciprete di Monza don Gio Batta Castano. Le visite pastorali, la cui pratica venne incoraggiata da San Carlo Borromeo, svolsero un ruolo fondamentale nell’insegnamento e nella coltivazione del credo cristiano, ma anche nella creazione delle scuole del Corpus Domini e del SS. Sacramento.
Nei secoli XVI e soprattutto XVII queste terre conobbero numerose occupazioni da parte di eserciti stranieri, i quali produssero degli influssi a livello non solo politico, ma anche culturale, in particolare nel dialetto locale. Infatti vi sono termini che rimandano alla sia alla lingua spagnola: ad esempio cazzoeula (ovvero verza con carne di maiale), sia a quella francese: fasoeu (fagioli) e fioeu (figli).
Sempre nel XVII vi furono dei progressi nelle tecniche di pesca nel lago di Varese, che contribuirono così al miglioramento dell’economia locale; e nel 1652 proprio il lago di Varese venne venduto dal governo spagnolo al conte Francesco Biglia, vescovo di Pavia, per la cifra di 80.000 lire imperiali.
Nei due secoli successivi, in cui questo territorio fu assoggettato al governo dell’Impero austro-ungarico, fu ancora il lago di Varese ad essere al centro delle vicende storiche. L’aumento delle rendite derivate dal mercato ittico facevano del lago un boccone prelibato, e il 3 maggio del 1783 lo specchio d’acqua su cui si affaccia Bardello diventò di proprietà della famiglia Litta. Ma il lago, oltre a fornire abbondanti quantità di pesci, era anche un ottimo sito per l’attività venatoria, grazie ai canneti che vi crescevano attorno. Successivamente, nel 1865, il lago di Varese (e il laghetto della Bozza), venne acquistato da Andrea Ponti, il quale rinominò l’isoletta presente al centro del lago con il nome della moglie, Virginia, lo stesso con cui viene chiamato oggigiorno.
Sebbene le risorse idriche fossero parte fondamentale dell’economia del borgo, la vita che si svolgeva a Bardello era fortemente contadina e al centro di essa stava la famiglia, solitamente numerosa, il che era dovuto non solo alle convinzioni religiose di quel periodo, ma anche alla necessità di accrescere la forza lavoro da impiegare nella faticosa attività agricola famigliare.
L’abitazione della famiglia era usualmente a forma di U, nella zona
centrale solevano abitare i componenti, mentre nelle parti laterali si trovavano
la stalle.
Nel cortile si poteva trovare un pozzo e dietro la casa si coltivava l’orto.
La cucina era il locale perno della vita contadina, e vi venivano cucinati
piatti di antica tradizione, molto semplici ma genuini, alcuni dei quali
si consumano tutt’ora: la buseca, la cazzoeula, la zupa, la caolca,
un preparato a base di latte e vino, molto nutriente, ideale per resistere
alle fatiche del lavoro agricolo.
E quando l’algido inverno principiava, ecco che la famiglia si riuniva
attorno al camino, per discutere, per recitare il Rosario, per tramandare
alle nuove generazioni le conoscenze necessarie per il lavoro e per condurre
una vita sana e proba.
In questo modo, proprio grazie alle conversazioni scaldate dal fuoco si
sono perpetuati tutti quei proverbi, pregni di saggezza popolare, che ancora
oggi si sentono pronunciare, dai vecchi e dai giovani.
Il lago di Varese ha rappresentato una risorsa di estrema importanza
per l’economia di Bardello, le sue acque erano tra le più
pescose di tutta Europa e il pesce catturato veniva venduto usualmente
al mercato di Arona, mentre di venerdì e durante la Quaresima
i pescatori si recavano al mercato del Verziario di Milano.
La richiesta di pesce era così elevata che i pescatori dovevano lavorare
anche di domenica, il che spinse San Carlo ad ammonirli, poiché in
questo modo trascuravano di attendere alle funzioni religiose.